STURM UN ART 

VILLA STROHL-FERN: DIMORA SEGRETA DI “MAGO MERLINO” E DI ARTISTI NEI PRESSI DI PIAZZA DEL POPOLO

 
di Carla Isabella Elena Cace
La Villa “dimenticata” nei pressi di piazzale Flaminio
Villa Strohl-Fern è uno di quei “luoghi dimenticati” in cui ci lasci l’anima. Non sono accessibili a tutti. Non è una questione di aperture e accessibilità, ma di predisposizione, di visione, di essenza. Il parco in cui sorge Villa Strohl-Fern corrisponde al vasto comprensorio boschivo confinante con la linea terminale di Villa Borghese, dal Propileo di sinistra fino alla Scalinata su Valle Giulia. Questa splendida e varia estensione di verde (27 “pezze” ovvero circa 80.000 mq), che prima del 1870 ebbe diversi proprietari, fu acquistata nel 1879 dal cittadino francese di lingua tedesca, perché alsaziano, Alfred Wilhelm Strohl.
 
L’eclettico proprietario
 
Aveva girato mezzo mondo costui, letterato, musicista, pittore, scultore, poeta, benché non ancora quarantenne (era nato nel 1847 a Sainte-Marie-aux-Mines, Dipartimento dell’Alto Reno). Sazio di girovagare, inquieto, ricercando sé stesso si fermò a Roma e non se ne mosse più sino alla morte, avvenuta nel 1926. Le sue spoglie riposano, tutt’oggi, nel cimitero acattolico presso la Piramide di Caio Cestio. Alfred Wilhelm Strohl (conosciuto da tutti gli abitanti della Villa come “Mago Merlino” per la folta barba bianca) aggiunse al suo casato l’aggettivo “fern”: “lontano”. E, sempre, si è detto che in tal modo egli volesse alludere alla lontananza dalla terra natale dopo la vittoria prussiana di Sedan. Ma nel piccolo saggio di Antonello Trombadori sulla Villa, si rimarca una ben più sottile interpretazione che nel nome del proprietario coglie la sfumatura di Alfred Wilhelm Strohl “lontano dal mondo”.
 
La storia dell’edificazione
 
Il luogo dell’edificazione, la cui altitudine è pari a quella del Pincio, è quello che, nella storia della difesa della Repubblica Romana del 1849, ricorre come il Monte Pariolo. Un casino di campagna opera del Valadier fu distrutto dalle artiglierie francesi proprio lì. Sul perimetro di quel casino, Strohl-Fern costruì la sua dimora; sappiamo che la disegnò egli stesso, ma non si conoscono la data, né i tempi di attuazione di tutto il restante straordinario accomodamento, sia botanico che edilizio, della Villa. Sorse, così, una costruzione mezzo neogotica, mezzo romanica che, a detta di molti, richiamerà i segni misteriosi del famoso dipinto “L’isola dei morti” di Arnold Böcklin, del 1880.
Luogo magico e misterioso
 
La Villa era strutturata come un favoloso labirinto, nel cui centro la dimora dell’alsaziano formava una sorta di “città proibita”, con tutt’intorno un’alta recinzione. Dentro quella recinzione, dove si accedeva da tre cancelli di ferro con al centro il simbolo di Strohl-Fern (un aspide col cartiglio “éclair ne broye” ossia “fulmine non fulmini”), imperava un favoloso giardino. Alberi d’alto fusto dalla magnolia gigante, alla quercia, al platano o ancora il cipresso, l’ontano, il cedro del Libano; dall’alloro, alla palma, al bambù. Vi erano, poi, fiori di ogni tipo, ma soprattutto rose, quelle “canine” della “Leggenda” dipinta da Edward Burnes Jones, poste in rosai ricurvati nel vialetto. Sorgevano, ancora, fontane nella “città proibita”, con finte stalattiti a somiglianza di grotte naturali e un deposito d’acqua corrente, a forma di piscina, popolata di pesci rossi e rane. Al fondo dei viali si trovavano statue romane emerse da sottostanti grotte e resti archeologici, tuttora inesplorati. Sul punto più alto era la pineta: una delle più belle di Roma.
 
Gli studi d’artista, il mecenatismo di “Mago Merlino”
 
Al confine con Villa Poniatowskij aveva inizio un altro luogo dei sogni, ora interamente distrutto: un laghetto artificiale navigabile, un ponticello ed una casa sospesa su di un cavalcavia, che era lo studio più isolato dove, nel 1904, abitò Rainer Maria Rilke. In tre distinte zone del parco Strohl-Fern aveva, infatti, dato il via alla costruzione di un centinaio di studi d’artista a lucernario. Fu un atto di mecenatismo, visto il bassissimo canone che egli ne richiese. Parlando degli abitatori della Villa, non è possibile citare tutti gli ingegni che nel corso degli anni si sono succeduti nei vari atelier, basti pensare allo scultore Emil Fuchs (dal 1880 al 1884); Ilija Riepin (1844 -1930); Enrique Serra (1860 – 1918); Edoardo Giova (1862 – 1937); Umberto Maggioli (1886 – 1919); Renato Brozzi (1870 – 1963) il “Mastro Paragon Coppella” di D’Annunzio; Arturo Martini (1889 – 1947); Amedeo Bocchi (1883 – 1975); Nino Bertoletti (1880 – 1966); Cipriano Efisio Oppo (1891 – 1962); Nicola D’Antino (1880 – 1966); Carlo Socrate (1888 – 1970); Ercole Drei (1886 – 1973); Attilio Selva (1888 – 1970); Attilio Torresini (1886 – 1970); Francesco Di Cocco; Luigi Surdi; Anzilotto Modotto; Wanda e Alfredo Biagini; Giuseppe Lallich; la scultrice russa Lidia Trenin Franchetti; Francesco Coccia; Marcello Avenali; Carlo Levi; Giuseppe Ciotti; Eugenio De Courten; Lorenzo Guerrini. Tutto questo per citarne alcuni. Non risedettero, poi, nella Villa solo pittori o scultori: Anton Giulio Bragaglia; la giornalista tedesca Marianna Bezzi; Bruno Barilli con le tre ballerine Sorelle Braun. Ancora, tra i visitatori abituali spiccavano Francesco Saverio Nitti, nel 1921, per le sue passeggiate “post-prandium” e, tra il 1920 e il 1930, le allegre “incursioni” di Roberto Longhi e Aldo Briganti. Nel secondo dopoguerra quel mondo incantato finì, tristemente sostituito dal liceo Chateaubriand. Altro schiaffo alla Bellezza. Oggi, però, solo su prenotazione e in alcuni giorni del mese, è possibile visitare quel che resta della magnifica dimora. Sempre e solo per chi sa vederla…

 


luogo: Villa Strohl-Fern Roma